Lodo Mondadori: Giustizia è stata fatta!

Finalmente giustizia è stata fatta! Almeno nei processi civili la legge è uguale per tutti.

Non posso negare una straordinaria sensazione di godimento nell’apprendere che Silvio Berlusconi sia stato FINALMENTE condannato in appello a risarcire la Cir di Carlo de Benedetti per 560 milioni di euro, nel processo civile del “Lodo Mondadori” .

Per fortuna, in Italia, almeno i processi civili sono immediatamente eseguitivi, e per tanto nel giro di pochi giorni B. dovrà pagare il risarcimento. Questo comporterà un notevolissimo colpo al potere economico del nano malefico, potere sul quale si fonda la sua politica ed il suo impero.

Ha fatto di tutto per tentare di scamparla, ma non c’è l’ha fatta: ha provato ad inserire furtivamente nella finanziaria una norma che avrebbe ritardato il pagamento del risarcimento all’eventuale condanna in Cassazione, ma un’opposizione attenta lo ha “sgamato” e denunciato ai cittadini, cosicché la sua maggioranza traballante glie lo ha fatto ritirare.

Il ciclo di Silvio Berlusconi sta arrivando al termine. Erano anni che attendevo questo momento, anche se stavo perdendo le speranze: stavo smettendo di credere che questo Paese potesse veramente cambiare, e che lui l’avrebbe sempre fatta franca. Tant’è che ho seriamente pensato di emigrare nel posto più lontano dall’Italia, la Nuova Zelanda. Ma alla fine sono ritornato alla realtà: e cioè che scappare non risolve i problemi, scappare non fa solo altro che favorire chi il cambiamento non lo vuole, lasciandogli spazio di manovra.

Poi finalmente arrivano le vittorie delle amministrative in tutta Italia, in primis a Milano e Napoli, ma ovunque, nelle tipiche città rosse il centro sinistra non vince, ma stravince e nelle storiche città di centro-destra B. perde! Ma ad esempio nel territorio in cui abito, la Brianza, il centro-sinistra ha vinto praticamente ovunque: Vimercate (vittoria scontata), Arcore (strappata la tana al proprio lupo), Limbiate (la città più a destra di tutta la provincia), Desio (una delle città più mafiose del territorio, dove il centro-desta, ma non solo, è ammanicato con le famiglie ‘ndranghetiste).

Veder vincere a Napoli Luigi de Magistris è strato “spettacolare”: i napoletani hanno creduto prima ed abbracciato poi il cambiamento prima di tutti. Vedere un giusto vincere sugli ingiusti è stato uno spettacolo al quale non ero abituato, e non vi dico l’emozione!

Poi i Referendum dove per la prima volta da 16 anni a questa parte si riesce a raggiungere il quorum e i si bocciano la politica di B. con un pesantissimo 95% di SI. Un risultato così clamoroso anche perché gli italiani si sono risvegliati nonostante la pesante censura dei media, nonostante il boicottaggio del governo, che ha fatto di tutto per farli votare nel periodo più sfavorevole, sperando che come al solito preferissero andare in vacanza invece che votare. E non vi dico che le fatiche che ho dovuto fare insieme a degli straordinari ragazzi del mio partito per far votare in Lombardia 2500 persone fuori sede, ma ve lo dico: ne è valsa proprio la pena!

Ed ora, un’ennesimo colpo inferto a B. ed al suo impero economico, simbolo del berlusconismo, e vi dico: cadrà! E molto presto. Fossi in lui scapperei da Hammamet! Anzi no, lì non può: l’amico del suo ormai defunto amico è caduto, è meglio se scappi ad Antigua!

E dico a coloro che hanno smesso di credere nei cambiamenti: il cambiamento è sempre possibile, e l’Italia in questi mesi lo sta dimostrando. E se persino un Paese come l’Italia sta cambiando, un Paese fermo, bloccato dai mille poteri che la dominano. Bloccato dall’indifferenza dei propri cittadini, allora tutto è possibile.

Legality Day: 8 Luglio 2008 – Milano in Piazza San Carlo, Ore 18.00

Dal blog di Nando Dalla Chiesa:

 

Confermato, allora. L’appuntamento di domani a Milano è in piazza San Carlo, vicino a piazza San Babila, alle 18. In difesa della legge uguale per tutti, della libertà d’informazione, dei principi costituzionali. Primi promotori: le Girandole, il Comitato milanese per la legalità, Chiara Cremonesi, Carlo Monguzzi, Basilio Rizzo. Verranno lette le intercettazioni tra B. e il prode Saccà, giusto per avere il senso stra-pubblico delle vicende oggetto di indagine. E chissà se non verranno lette altre intercettazioni ancora…Sarà intervistato un costituzionalista insigne (telefonate frenetiche..), come faranno anche a Torino, In ogni caso chi non va a Roma si trovi in piazza San Carlo. Fate girare il più possibile, fate sapere il più possibile. Forza Italia, cioè noi…(non ve la prendete, è una mia fissa).

Addio 41 bis

Sky Tg 24 – Addio 41 bis

Sky tg 24 – Giancarlo Caselli sul 41 bis

 

PALERMO – È vuota la cella al 41 bis di Giuseppe La Mattina, uno dei mafiosi che uccise il giudice Paolo Borsellino. Sono rimaste libere anche le celle di Giuseppe Barranca e Gioacchino Calabrò, che si occuparono degli eccidi del 1993, fra Roma, Milano e Firenze. Nei raggi del carcere duro non ci sono più quattro capi storici della ‘ndrangheta calabrese: Carmine De Stefano, Francesco Perna, Gianfranco Ruà e Santo Araniti, il mandante dell’omicidio Ligato. E neanche il boss della camorra Salvatore Luigi Graziano.

Negli ultimi sei mesi, trentasette padrini hanno lasciato i gironi del 41 bis. I padrini delle mafie hanno vinto, in gran silenzio, la loro battaglia legale nei tribunali di sorveglianza di mezza Italia. E così, sono tornati detenuti comuni, nonostante le condanne all’ergastolo e i misteri che ancora custodiscono. Al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e alle Direzioni distrettuali antimafia non è rimasto che prendere atto della lista degli annullamenti del 41 bis, che ogni giorno di più si allunga. L’ultimo provvedimento, pochi giorni fa, ha riguardato Antonino Madonia, il capofamiglia di Palermo Resuttana che in gioventù assassinò, fra tanti, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e il commissario Ninni Cassarà.
Ecco la lista di chi non è più al carcere duro. C’è Raffaele Galatolo, capo storico della famiglia palermitana dell’Acquasanta, condannato all’ergastolo.

C’è Arcangelo Piromalli, da Gioia Tauro. E poi, Costantino Sarno: a Napoli, lo chiamavano il re del contrabbando, ma lui preferiva starsene in Montenegro. Nella lista del carcere duro bocciato figurano quattordici mafiosi, 13 ndranghetisti, 8 camorristi, 2 rappresentanti della sacra corona unita pugliese. Per adesso è il 6,5 per cento del popolo del 41 bis, 566 reclusi in dodici istituti penitenziari, da Roma Rebibbia a Tolmezzo, passando per Viterbo, Ascoli, L’Aquila, Terni, Spoleto, Parma, Reggio Emilia, Milano, Novara e Cuneo. Gli annullamenti del 41 bis portano la firma di molti tribunali di sorveglianza, da Napoli a Torino. Ma la motivazione è sempre la stessa: “Non è dimostrata la persistente capacità del detenuto di mantenere tuttora contatti con l’associazione criminale di appartenenza”.


Dice Giuseppe Lumia, senatore dei Ds ed ex presidente della commissione parlamentare antimafia: “La modifica della legge sul carcere duro è ormai una priorità. Vanno cambiati i criteri per l’assegnazione, agganciandoli esclusivamente alla pericolosità del detenuto, conme fosse una misura di prevenzione”.

Il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, spiega che “il 41 bis non è più quell’isolamento pressoché assoluto che era stato previsto nella legge varata dopo le stragi Falcone e Borsellino. I ripetuti interventi della Corte Costituzionale, a cui si è necessariamente adeguato il legislatore, hanno attenuato quel regime di isolamento”. La preoccupazione dei capimafia resta sempre la stessa: “Inchieste e processi in svariate parti d’Italia – prosegue Pignatone – l’hanno dimostrato, i detenuti al 41 bis riescono a mantenere contatti con l’esterno, questione vitale per le organizzazioni criminali”. Intercettazioni, anche recenti, hanno ribadito: accanto alle grandi strategie, i boss hanno scelto di proseguire in silenzio la loro battaglia contro il 41 bis.

Sommergendo di ricorsi i tribunali di sorveglianza. E qualche risultato sembra essere arrivato. Anche il procuratore di Reggio Calabria auspica “un intervento chiarificatore del legislatore, per mettere ordine ai contrasti giurisprudenziali che si verificano tra i vari tribunali di sorveglianza”.

Il record di annullamenti spetta al tribunale di Torino (10). Seguono Perugia (9), Roma (8), L’Aquila (5), Bologna (3), Napoli (2), Ancona (1). Dice ancora il procuratore Pignatone: “La legge sul 41 bis è stata modificata nel 2002, in modo più rigoroso. Ma, evidentemente, sono necessari altri interventi”. Lumia sollecita il ministro della Giustizia: “Presenterò un’interrogazione – annuncia – dopo il caso Madonia nessuna risposta è ancora arrivata dal Guardasigilli Angelino Alfano. La questione è urgente. Oggi, nelle carceri è ristretto il gotha delle mafie: va tenuto sotto controllo in modo adeguato, perché quel gruppo elabora ancora strategie, ricatta le istituzioni e mantiene soprattutto i contatti con l’esterno.

L’obiettivo di quel gotha resta l’allentamento del regime del carcere duro, ma anche la revisione dei processi”.
tratto da: la repubblica edizione online

Legality Day di Milano: 8 Luglio 2008, Ore 18.00

Anche a Milano si sta organizzando un presidio per il Legality Day. La gente come me che non può andare a Roma può partecipare alla Manifestazione di Milano. Ancora non è stato definito il punto del presidio, ma durante la giornata verrà stabilito. Per maggiori Informazioni andate sul sito di Nando Dalla Chiesa (www.nandodallachiesa.it).

 

Come dice Marco Travaglio: PASSATEPAROLA!!!

Appello alla mobilitazione. Lunedì a Milano

 

Dal Blog di Nando Dalla Chiesa:

 

Occorre rispondere. Con Gianni Barbacetto e altri amici sto indicendo una manifestazione a Milano per lunedì pomeriggio alle 18 davanti al Palazzo di Giustizia. Questo è il testo dell’appello. Fate girare!
“Rompiamo gli indugi. Il nuovo assalto di Silvio Berlusconi ai principi di legalità e alla giustizia non può vederci testimoni immobili e dunque complici. Ancora una volta il potere politico viene usato per tutelare posizioni processuali personali, senza alcuno scrupolo né verso i principi costituzionali né verso gli effetti che si producono a cascata sull’amministrazione della giustizia, sulla sicurezza e sulla libertà d’informazione. Le scelte accomodanti dell’opposizione si stanno rivelando semplicemente sciagurate. L’idea che l’acquiescenza verso Berlusconi sia segno di maggiore consapevolezza e maturità politica sta portando il Paese alla deriva, privandolo di una voce forte e coerentemente risoluta nella difesa della Costituzione e della decenza repubblicana in parlamento.
Noi crediamo che la logica alla quale Berlusconi sta assoggettando l’azione del suo nuovo governo e della sua maggioranza meriti una forte risposta democratica, libera dai complessi di colpa che la politica e l’informazione hanno cercato di gettare su chi negli anni passati si è mobilitato contro le leggi-vergogna e contro la manomissione della Costituzione. Non è stata la difesa dei principi di legalità costituzionale a fare perdere il centrosinistra, il quale anzi dal 2002 ha sempre vinto tutte le prove amministrative, fino alle politiche del 2006. Non è la nettezza dei principi che fa perdere, come ha dimostrato il divario tra i risultati di Rita Borsellino in Sicilia e i disastrosi risultati successivi. A far perdere voti è l’incapacità di governare emersa tra rivalità, ambizioni, narcisismi e rendite ideologiche ai danni del governo Prodi. Ed è, oggi, l’incapacità di rappresentare i propri elettori, sempre più inclini a non partecipare al voto.
Per questo invitiamo i cittadini milanesi a una prima mobilitazione in difesa della Costituzione e della giustizia per lunedì 23 giugno alle 18 davanti al Palazzo di giustizia, luogo simbolico per l’opinione pubblica legalitaria della città. Del tutto consapevoli che non siamo noi il “già visto”. Il “già visto”, la ripetizione infinita della storia, una storia di arroganze istituzionali, è Silvio Berlusconi. Davanti a noi c’è solo una scelta: se tacere per stanchezza o mettere una volta ancora le nostre energie al servizio della democrazia repubblicana e dello spirito delle leggi.”   

 

Toghe Rotte


– Il processo termina, nel 95 percento dei casi con una sentenza di non doversi procedere perché il reato è estinto per prescrizione.

Nei restanti casi:
– le pene fino a sei mesi di prigione vengono convertite in pene pecuniarie: 38 euro al giorno, sei mesi sono 6840 euro;
– le pene dino a due anni non si scontano: c’è la sospensione condizionale della pena.

Se non si può avere la sospensione condizionale della pena:
– pene dino a un anno di prigione vengono scontate con la libertà controllata (si sta a casa propria o dovunque si voglia, basta comunicarlo alla Polizia);
– pene fino a due anni di prigione vengono scontate con la semidentenzione; si va in giro durante il giorno e si doem in carcere, sempre che non si usufruisca dell’affidamento in prova al servizio sociale;
– pene fino a tre anni di prigione vengono scontate con l’affidamento in prova al servizio sociale: si svolge qualche attività socialmente utile (mi pare che Previti voglia fare l’avvocato dei bambini) e si è liberi come l’aria;
– pene fino a quattro anni di prigione vengono scontate con la detenzione domiciliare; si sta a casa propria o dovunque si voglia, basta comunicarlo alla Polizia; naturalmente arrivati a tre anni scatta l’affidamento in prova al sevizio sociale.

Sia l’affidamento in prova che la detenzione domiciliare scattano quadno si arriva alla soglia dei tre aani per il primo e dei quattro per la seconda; quindi funzionano pure per gente condannata a pene gravissime, ma in pratica non ce n’è; insomma gli ultimi quattro anni in un modo o nell’altro vengonono abbuonati.

Il tempo che si passa in galera passa più in fretta: nome mesi valgono un anno; quindi un dondannato a sei anni in realtà deve fare solo quattro e mezzo; anzi solo mezzo, perché poi c’è la detenzione domiciliare per un anno e per i restanti tre anni c’è l’affidamento in prova al servizio sociale. …

Legge Gozzoni:
Un anno sono dodici mesi per chiunque; ma per quelli che stanno in prigione sono nove mesi.
Ciò perchè l’art. 54 dell’ordinamento penitenziario prevede che “al condannato che abbia dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione” vengano detratti dalla pena che deve scontare un mese e quindici giorni per ogni semestre, tre messi all’anno appunto. …

… ogni semestre la valutazione parte ex novo, senza considerare i semestri trascorsi: così, se un detenuto ha messo su una bella rivolta, repressa a fatica con l’uso delle armi, ma poi il semestre successivo è stato tranquillo a leccarsi le ferite in infermeria, beh,  gli vengono riconosciuti un mese e mezzo di abbuono sull’anno.
Si capisce bene quindi che arrivare alla metà della pena inflitta non è difficile come sembra; e a quel punto c’è la semilibertà. Se poi si arriva con qualche mese di galera ai quattro anni residui, ecco che scatta la semidetenzione; e poi dopo un annetto, l’affidamento in prova al servizio sociale. …

… A questo punto, sapete chi ci sta in carcere? Qualche omicida e qualche rapinatore, un steminata quantità extracomunitari che hanno rubacchiato o spacciato qualche dose; e – per poco, pochissimo tempo – qualche delinquente che il PM e il GIP hanno arrestato mentre si svolgono le indagini e che, per scadenza dei termini o perché il TL li ha messi fuori, sono usciti dopo due o tre mesi, pronti a trascinare il processo fino alla prescrizione.

L’indulto
… l’indulto si somma, non sostituisce: perché si aggiunge a tutti gli altri sconti, perdoni, soluzioni altrenative che si sono già viste. Insomma, condanne fino a sei anni di reclusione per reati commessi a tutto il maggio 2006 non si scontano proprio; per quelle un po’ superiori condono, affidamento in prova al servizio sociale e poi, a scelta, legge Gozzoni (quella dell’anno che vale nove mesi), detenzione domiciliare, libertà controllata.
Perché l’indulto è stato votato da qusi tutti i partiti, senza distinzione di fede e di schieramento, è un a cosa difficile da spiegare. I cittadini non erano per niente d’accordo, la motivazione era ridicola: dobbiamo sfollare le carceri: ah si? E allora perché avete compreso nell’indulto il falso in bilancio, forde fiscale e altri reati di qeusto tipo per i quali manco uno era in prigione?…

… Si fa ma non si dice
Qui parole immortali sono state dette da un bravissimo magistrato, Piercamillo Davigo. Lui ha spiegato che può capitare di invitare a cena qualcuno che poi, quando se ne va, si porta via un po’ di argenteria. A questo punto lo si denuncia e gli faranno un processo. Certo, fino alla conclusione del processo, questo signore non è tecnicamente un ladro perché una sentenza che lo dice nelle forme di legge ancora non c’è. Però, ha datto Davigo, io comunque a casa mia non lo invito più. …

… Il processo penale è una cosa, il controllo democratico dei cittadini sull’attività dei loro rappresentanti un’altra. Il processo penale ha i suoi tempi, lunghissimi, e le sue caratteristiche, soprattutto l’inefficienza; in ogni modo risponde a una funzione sua propria: l’irrogazione di una sanzione; se hai commesso un reato vai in prigione. Ma il processo penale non ha nulla a che fare con il diritto dei cittadini a essere informati di ciò che capita e dunque con il loro diritto di avere opinioni, giuste o sbagliate che siano. …

… le classi dirigenti vanno “processate”; ogi giorno, ogni momento, alla prova dei fatti. Certo che i cittadini debbono sapere tutto sulla classe dirigente, cioè su quelli che hanno deciso di mettersi alal guida di un paese; perché solo così possono decidere se confermarli oppure cacciarli e sostituirli con altri. Certo che quello che per un privato cittadino attiene alla sfera insidacabile del privato, per un uomo pubblico deve essere reso noto, e con ogni particolare.
Allora, la prossima volta che qualcuno, con la compiacente disponibilità di importanti giornali e di importantissime TV, urlerà per lo sdegno di essere stato dato in pasto all’opinione pubblica nel tritacarne mediatico, quello stesso che gli consente di partecipare a tutti il suo sdegno, andiamo a guardare di chi si tratta. E, se per caso è uno di quelli che appartiene alal cosiddetta classe dirigente, un uomo pubblico, uno che si è assunto responsabilità nei confronti del paese, non chiediamoci se quallo che abbiamo saputo di lui, attraverso un’intercettazione o un verbale, costituisce un reato oppure no. Chiediamoci se lo inviteremmo a casa nostra. …

… Deve cambiare la cultura etica del nostro paese. Debbono cambiare quelli che fanno politica e debbono cambiare i giudici italiani.
Naturalmente questa cosa va spiegata bene, perché se no sarebbero, ancora una volta, parole vuote, chiacchiere buttate in faccia ai cittadini che si statto sempre più abituando – e questa è la vera tragedia – ad avere una giustizia finta, un Giudice che c’è, di cui si parla tanto, che sta sempre sui giornali e in televisione ma che, alla resa dei conti, non fa niente. Un po’ come gli spazzini di certe città del Sud: ce ne sono tanti, se ne parla tanto, tutti se la prendono con loro, loro se la prendono con i politici; e intanto la spazzatura resta nelel strade.

Tratto dal libro “Toghe Rotte” di Bruno Tinti.

Magistrati, non cedete a Protagonismi!

Video di Clementina Forleo ad Annozero

Riporto qui sotto due articoli di Rainews24:
12 maggio 2008

Il Csm: Forleo piu’ vicina al trasferimento da Milano

Deve andare via da Milano il gip Clementina Forleo. E’ la conclusione alla quale è giunta la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura che ha perciò chiesto a stretta maggioranza il trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale.
 

Soltanto tre sono stati infatti i voti a favore del suo trasferimento d’ufficio, proposta sostenuta dal consigliere togato Fabio Roia (Unicost) e dai colleghi laici di entrambi gli schieramenti, Gianfranco Anedda per il centrodestra e Letizia Vacca per il centrosinistra.

Il presidente della Commissione, Antonio Patrono (Mi), ha appoggiato invece la proposta di archiviare il caso, prendendo atto del fatto – è la tesi che sostiene – che la Forleo lascerà presto il suo incarico di gip a Milano, avendo superato il limite di 10 anni previsto. Si sono astenuti, invece, gli altri due componenti della prima commissione, i togati delle correnti di sinistra Livio Pepino (Md) e Mario Fresa (Movimento per la giustizia).
 

 

La procedura di trasferimento d’ufficio era stata aperta nei confronti di Forleo dal dicembre scorso. Due le accuse principali: aver creato allarme nella pubblica opinione per aver denunciato intimidazioni da parte di organi istituzionali rimaste prive di riscontri; aver interferito nell’attività della procura di Milano impegnata nella delicata inchiesta sulle scalate bancarie.
Forleo: “Continuerò ovunque a testa alta”
“Spero che il Plenum riveda questa decisione, ma qualora la decisione dovesse essere confermata, andrò a fare il mio lavoro continuandolo in qualsiasi altro tribunale, potendo andare a testa alta a differenza di tanti altri”. E’ questo il commento del giudice Clementina Forleo, alla decisione del Csm che ha aggiunto di essere “stupita”, ma decisa a continuare ovunque a “testa alta e con dignità”. Ad ogni modo ha spiegato il giudice “Se il Csm confermasse la sua decisione, cercherò prima di ricorrere in tutte le sedi competenti”.

 

 

12 maggio 2008

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è detto certo che il ministro della Giustizia, Angelino Alfano “saprà affrontare gli urgenti problemi del sistema-giustizia con impegno assiduo e obiettivo, favorendo quel clima di sereno confronto istituzionale e di fattiva collaborazione che auspico da sempre e in assenza del quale è difficile rinnovare e consolidare il rapporto di fiducia con i cittadini”.

Il capo dello Stato lo ha detto nel Salone dei Corazzieri del Quirinale, alla presenza dello stesso Alfano, durante l’incontro pubblico con i magistrati in tirocinio. Napolitano ha poi ribadito il suo impegno istituzionale a “garantire l’indipendenza e l’autonomia della magistratura” e ha invitato i magistrati stessi a non cedere a protagonismi.

“Da nessuna forza politica sono stati finora messi in discussione i principi e gli indirizzi fondamentali della Costituzione che non si esauriscono nei soli primi dodici articoli, ma ne abbracciano tutta la prima parte e, nel suo nucleo essenziale, anche il Titolo IV di recente già significativamente riformato nell’articolo 111”, ha poi aggiunto il Capo dello Stato.
“Lunghezza dei processi, la nostra più grave anomalia”
E’ “l’eccessiva lunghezza dei processi” la “più grave anomalia del nostro ordinamento interno”. Napolitano torna poi a puntare il dito sulle lungaggini della giustizia italiana, un’anomalia che “indebolisce seriamente la fiducia dei cittadini nell’effettiva tutela dei propri diritti”, esponendoci tra l’altro a “censure in sede europea”. Il rimedio “passa anzitutto attraverso una buona organizzazione”. Anche per evitare i non infrequenti “episodi di ritardo cui sono talvolta connesse clamorose carcerazioni di imputati o indagati per delitti allarmanti o odiosi”.

 

Napolitano ha invitato i magistrati a non cedere a protagonismi?! E cosa vorrebbe dire? Forse nella stessa giornata in cui il CSM annuncia che Clementina Forleo deve andar via da Milano, il Presidente Napolitano vuole avvertire i magistrati che stessero pensando di mettersi in vista facendo bene il proprio lavoro senza farsi intimidire dalle pressioni dei politici e dei mafiosi, che così facendo si rischia di fare la fine di Clementina Forleo o di De Magistris… Morfeo Napolitano? No, per niente, non dorme Napolitano, anzi è sveglio e si preoccupare di garantire gli interessi della classe politica che lo ha eletto Presidente della Repubblica! E’ già grave che un magistrato che fa bene il proprio lavoro, e che lo svolge con serità, e che fino all’alba della richiesta della stessa ad utilizzare le intercettazioni in cui erano coinvolte alcuni espontenti del parlamento, era stata promossa per grandi meriti professionali come racconta bene quì sotto Marco Travaglio:

 

Ma per protagonismi Napolitano intende anche che non vuole che i magistrati vadano in televisione, randendosi così protagonisti. “Cosa pensano di diventare delle popstar?!” Si rischia che i cittadini possano venire a conoscienza che alcuni parlamentari, alcuni ministri, hanno compiuto gravi reati, e che una volta eletti stiano a proccuparsi dei fatti loro e dei loro amci, più che della cosa comune! Tutto ciò deve essere inammissibile per questa classe politica, di cui Giorgio Napolitano fa parte. Ma vorrei ricorda chi è Giorgio Napolitano, e ricordare che non è nuovo a certi atteggiamenti:

Nel 1992 viene eletto Presidente della Camera dei Deputati sostituendo Oscar Luigi Scalfaro, eletto Presidente della Repubblica Italiana. Si trattò della “legislatura di Tangentopoli” e la Presidenza della Camera divenne uno dei fronti del rapporto tra magistratura e politica: due episodi sono estremamente significativi del modo in cui l’indiscusso prestigio personale del presidente Napolitano guadagnò alle istituzioni il conforto dell’opinione pubblica, che in quel periodo era particolarmente incline alla sfiducia nei confronti delle pubbliche autorità. Il 2 febbraio 1993 all’ingresso posteriore di palazzo Montecitorio si presentò un ufficiale della Guardia di finanza con un ordine di esibizione di atti: esso si riferiva agli originali dei bilanci dei partiti politici (peraltro pubblicati anche in Gazzetta Ufficiale), evidentemente utili al magistrato procedente (Gherardo Colombo, della Procura di Milano) per verificare se talune contribuzioni a politici inquisiti fossero state dichiarate a bilancio, secondo le prescrizioni della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Il Segretario generale della Camera, su istruzioni del Presidente, oppose all’ufficiale l’immunità di sede, l’antichissima guarentigia delle Camere in cui la forza pubblica non può accedere se non su autorizzazione del loro Presidente. Nei giorni successivi tutti i partiti politici e tutti i principali organi di stampa sostennero la scelta del presidente Napolitano. Il secondo evento ebbe luogo subito dopo la clamorosa seduta del 29 aprile 1993, in cui alcune delle richieste di autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi furono respinte dalla Camera a voto segreto. Il presidente Napolitano convocò il 6 maggio 1993 la Giunta del Regolamento e dispose che le deliberazioni della Camera sulle autorizzazioni a procedere fossero per l’avvenire votate in maniera palese (mantenendo il ricorso al voto segreto solo per la sottoposizione all’arresto, alla perquisizione o ad altra privazione della libertà personale). Così innovando la prassi parlamentare ultrasecolare, la Presidenza della Camera (e quella del Senato, retta da Spadolini, che adottò analoga deliberazione in pari data) si evitò per il prosieguo che le proposte di concessione dell’autorizzazione richiesta dalla magistratura fosse respinta nel segreto dell’urna da quello che era stato ribattezzato il “Parlamento degli inquisiti”.

Beh… leggendo ciò si capisce come mai sia stato eletto lui Presidente della Repubblica, uno che fa parte della Casta e che l’ha sempre difesa dagli attacchi esterni!

Scandalo! Annullata la condanna d’Appello a Marcello Dell’Utri

Video dell’intervista di Piero Ricca a Vincenzo Garraffa:

 

E’ del 10 aprile la notizia dell’annullamento della candanna inflitta a Marcello Dell’Utri. Il 14 maggio 2007 la corte d’Appello di Milano ha condannato a due anni di reclusione il senatore e fondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri per tentata estorsione aggravata.

Tale condanna è stata annullata giovedì scorso dalla Cassazione, che ha imposto di ripetere il processo d’Appello!

 

Comunicato Ansa:

DELL’UTRI: CASSAZIONE ANNULLA CONDANNA CON RINVIO

ROMA – Ci sarà un nuovo processo d’appello, per tentata estorsione, nei confronti del parlamentare di Forza Italia Marcello Dell’Utri e del boss Vincenzo Virga: la II Sezione penale della Cassazione ha, infatti, annullato con rinvio per nuovo esame ad altra sezione della Corte d’appello di Milano la condanna a due anni di recluisione inflitta al parlamentare e a Virga dalla Corte d’appello di Milano il 15 maggio 2007. Evidentemente, nel verdetto c’era qualcosa che non ha convinto i supremi giudici: nella sua requisitoria, stamani, il pg Antonio Gialanella aveva chiesto anche lui l’annullamento con rinvio ritenendo inutilizzabile buona parte delle dichiarazioni accusatorie.

In particolare, “perplessità sono state espresse dal Pg Gialanella per quanto riguarda le dichiarazioni dell’imprenditore Vincenzo Garraffa – che secondo l’accusa sarebbe stato minacciato da Virga per restituire alla Publitalia la metà del miliardo e mezzo di vecchie lire ricevute per sponsorizzazioni – che sarebbero “inutilizzabili”. Ad avviso del Pg non dovrebbero essere prese in considerazione nemmeno le dichiarazioni rese da Messina e Sinacori, altri due testi minori dell’accusa. Visibilmente soddisfatti gli avvocati di Dell’Utri non hanno però, scaramanticamente, voluto rilasciare dichiarazioni di commento alla requisitoria del Pg culminata nella richiesta di accoglimento di buona parte dei motivi di ricorso dei difensori del senatore di Forza Italia. In serata i giudici della seconda sezione penale decideranno se confermare, o meno, il verdetto emesso dalla Corte d’Appello di Milano il 15 maggio 2007

DELL’UTRI, CONTRO DI ME NON C’ERANO PROVE

ROMA  – “La Cassazione, su richiesta della stessa Procura generale, ha affermato che a Milano, sia in primo grado che in appello, non sono stati rispettati i principi del giusto processo così come previsto dalla nostra Costituzione”. Così il senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri ha commentato – in una nota diffusa dai suoi legali – la decisione con la quale la Suprema Corte ha annullato con rinvio, ad altra sezione della Corte di appello di Milano, il verdetto emesso il 15 maggio 2007 dai giudici di Milano che l’avevano condannato a due anni di reclusione per tentata estorsione insieme al boss mafioso Vincenzo Virga. “Tutto quanto detto e scritto, quindi, in questi anni – ha aggiunto Dell’Utri – non esiste perché non aveva ragione di esistere. La chiarezza di questa decisione della Suprema Corte rende superfluo ogni commento”. Dell’Utri ha atteso la sentenza della Cassazione lavorando nel suo ufficio a Roma.